LE OPERE RACCONTATE DALL'ARTISTA
Limoni
L’opera è un acrilico su tela cm 80 x 90
In questa composizione, realizzata nel 2025, ho cercato di travalicare la semplice natura morta per approdare a una dimensione onirica e quasi surreale. La scena è dominata da una catasta di limoni che occupano interamente la parte inferiore del quadro. Non sono limoni comuni; il loro colore è un giallo-verde denso e misterioso, quasi fosforescente nel buio. Giacciono su un piano d'appoggio dalla tonalità calda e vibrante, un rosso-arancio terroso che funge da controcanto al verde acidulo dei frutti.
Lo sfondo è un vasto abisso di verde scuro, quasi nero (falso nero) lavorato con pennellate fitte che creano una consistenza vibrante e cupa. È l'elemento che amplifica l'effetto onirico: i limoni sembrano emergere da un'oscurità primordiale, galleggiare in un sogno denso e silenzioso. La luce è teatrale, irreale, colpisce i frutti scolpendoli con ombre profonde che ne esaltano la tridimensionalità e la protuberanza del peduncolo.
Il tratto espressivo è il cuore pulsante dell'opera. Le pennellate sono decise, quasi rudi, non cercano il dettaglio iperrealista ma l'impatto emotivo della materia. Ogni limone è un piccolo ritratto, con una sua unicità data dalla consistenza ruvida e irregolare dell'acrilico. Li ho dipinti in modo che trasmettano un senso di peso, di massa accumulata, un accumulo quasi ossessivo che sfida la tranquillità della natura morta tradizionale. La potenza del segno e la saturazione del colore sono gli strumenti con cui ho voluto conferire a questi semplici frutti un'inedita e suggestiva intensità psicologica.
Con questo dipinto ho inteso instaurare un dialogo tra la tematica tradizionale della natura morta, l'ossessione per la forma della Pop Art e l’atmosfera sospesa e psicologica che è tipica del Surrealismo o della Metafisica.
"Scorcio Urbano" (2014)
Acrilico su tela su fondo con pasta strutturale cm 60x80x3
Quando guardo "Scorcio Urbano", non vedo solo una tela: vedo il battito del mio cuore per la Sicilia. Questo dipinto è il mio amore per la mia terra d'origine, un ricordo denso e materico, stratificato come la storia sulle antiche facciate che ho voluto rappresentare.
Ho scelto l'acrilico, ma ho voluto che fosse vissuto, spesso, quasi scultoreo, applicandolo su un fondo di pasta strutturale. Volevo che l'osservatore potesse quasi toccare l'aria vibrante delle mie memorie. Per me, la Sicilia è fatta di questi contrasti: la ruvidezza della pietra, la dolcezza dei tramonti che incendiano il cielo.
Ho intinto i pennelli in un rosso aranciato e un verde profondo e saturo. Questo non è un rosso di allegria sfacciata, ma il colore della terra lavica, del tufo che resiste al sole, della passione e della sofferenza che definiscono la mia Isola. Le architetture, le cupole, i vicoli che si innalzano — sono tutti compressi e sovrapposti, un ammasso caotico eppure armonioso di case che si stringono le une alle altre, quasi a farsi forza contro il tempo.
Il verde aspro dello sfondo è la lotta di un popolo dal passato glorioso che vuole emergere, il cielo denso prima della tempesta, o forse, semplicemente, la nostalgia. Sono le quinte su cui si staglia la mia verità: la Sicilia è una terra dalle sfumature agrodolci. C'è l'ardore bruciante dei ricordi più felici e c'è la malinconia, la consapevolezza del tempo che passa.
In ogni pennellata, in ogni rilievo della pasta, ho lasciato un pezzo di me, un frammento di quella bellezza complessa e indimenticabile. Questo è il mio omaggio, la mia confessione visiva, il mio scorcio sull'anima di un Luogo che non mi lascia mai.